TECNOLOGIA, AMBIENTE & SOCIETÀ

LAVORO SENZA DIRITTI

L’industria conciaria, pur non essendo peggiore di molte altre attività industriali, è considerata molto inquinante, perché la materia prima, la pelle, è una sostanza organica che viene trattata per evitarne la putrefazione.

In Italia, l’industria conciaria tende a depurare le grandi quantità di acqua necessarie per i vari trattamenti delle pelli, evitando che le sostanze chimiche impiegate si disperdano nei corsi d’acqua.

Non succede così in altre parti del mondo. A Dacca, capitale del Bangladesh, le concerie scaricano i loro rifiuti (una miscela di cromo, piombo e altre sostanze tossiche) nel Buriganga, il fiume principale della città.

Pericolose condizioni di lavoro degli operai delle concerie, Bangladesh.

Associazioni umanitarie come la Human Rights Watch (Osservatorio dei Diritti dell’Uomo) invitano i consumatori a comprare solamente oggetti prodotti nel rispetto delle leggi ambientali internazionali. Cosa che non avviene in Bangladesh, dove all’inquinamento si aggiunge lo sfruttamento del lavoro minorile. Nelle concerie lavorano bambini e bambine di soli 11 anni anche per 12 o 14 ore al giorno, in condizioni precarie che provocano infezioni, allergie e malattie respiratorie. La lavorazione della pelle in Bangladesh rappresenta una parte rilevante dell’economia di quel Paese perché i bassi costi di produzione favoriscono le esportazioni verso l’Occidente, compresa l’Italia.

Il basso costo dei prodotti non giustifica, però, la violazione dei diritti umani nei confronti degli operai (adulti o minorenni) costretti a lavorare in condizioni impossibili.

Per questo motivo le associazioni umanitarie invitano a informarci sulla provenienza dei prodotti leggendo le etichette e, di conseguenza, a evitare l’acquisto di quelli fabbricati in assenza di leggi adeguate.

6 LA CERAMICA

Si parla di ceramica (dal greco kéramos, “arte di modellare l’argilla”) indicando gli oggetti fatti di terra impastata con acqua e poi

cotti (stoviglie, vasellame, mattoni, ecc.).

Le argille sono sostanze minerali derivate dall’erosione avvenuta nel corso di migliaia di anni di rocce durissime da parte di pioggia, sole e vento. Chimicamente sono silicati di alluminio che contengono alluminio, silicio, titanio, ferro e molti altri elementi in quantità minori.

Le ceramiche si distinguono per il tipo di impasto usato (più intuibile e visibile su un frammento che sull’oggetto intero) e per la temperatura di cottura. Vediamo di seguito i vari tipi.

► Terracotta. Il componente principale è un’argilla ricca di ossidi di ferro, che dà il caratteristico colore rossastro. La temperatura di cottura varia tra i 960 e i 1030 oC.

► Terraglia tenera. È una miscela di argilla, caolini impuri e silice, che viene cotta tra i 920 e i 1150 oC.

► Terraglia forte. Contiene argilla, caolino, silice e feldspato. Viene prodotta con una cottura che arriva fino a 1280 oC.

► Gres. Si ottiene da un impasto di argilla di rocce sedimentarie con sabbia quarzifera cotto tra i 1200 e i 1300 oC.

► Porcellana tenera. Il principale componente è un’argilla bianca a base di caolino, alluminio, sabbia quarzifera e feldspato. La temperatura di cottura è tra i 1200 e i 1300 oC.

► Porcellana dura. I componenti sono simili a quelli della porcellana tenera. Cambia la temperatura di cottura, che varia tra i 1300 e i 1400 oC.

► Ceramiche ad alta tecnologia. Sono impasti a base di caolino e alluminio, cotti a temperature molto alte (fino a 1700 oC) a cui si aggiungono minerali per soddisfare richieste specifiche (alta resistenza all’usura, alle alte temperature, ecc.).


LE TIPOLOGIE DELLE CERAMICHE

NOME

COMPOSIZIONE

TEMPERATURA DI COTTURA

terracotta

argilla ricca di ossidi di ferro

tra i 960 e i 1030 °C

terraglia tenera

argilla, caolini impuri e silice

tra i 920 e i 1150 °C

terraglia forte

argilla, caolino, silice e feldspato

fino a 1280 °C

gres

argilla di rocce sedimentarie e sabbia quarzifera

tra i 1200 e i 1300 °C

porcellana tenera

argilla bianca a base di caolino, alluminio, sabbia quarzifera e feldspato

tra i 1200 e i 1300 °C

porcellana dura

argilla bianca a base di caolino, alluminio, sabbia quarzosa e feldspato

tra i 1300 e i 1400 °C

ceramiche ad alta tecnologia

caolino, alluminio, minerali speciali secondo le richieste

fino a 1700 °C


6. 1 IL CICLO DI LAVORAZIONE DELLA CERAMICA

I passaggi previsti dal ciclo produttivo delle ceramiche possono essere diversi, a seconda che il tipo di produzione sia artigianale o industriale.


6. 1. 1 LA LAVORAZIONE ARTIGIANALE DELLA CERAMICA
La lavorazione artigianale della ceramica si compone di diverse fasi.
►    Impasto. Impastare significa compattare l’argilla, eliminando le bolle d’aria.
►    Modellazione. Può essere condotta in vari modi:
- a mano libera: si modella con le sole mani (e con l’aiuto di semplici strumenti come stecche e spatoline) un pezzo di argilla nella forma desiderata FIG. 34;

-    a colombino: si modellano pezzi di argilla dando loro una forma come di lunghe salsicce, che vengono arrotolate e disposte una sopra l’altra per essere poi lisciate e compattate. È una lavorazione usata per produrre ciotole e vasi FIG. 35;

-    a lastra: si stende l’argilla con l’ausilio di un mattarello o si tagliano le lastre con un filo direttamente da un blocco di argilla; per unire le lastre tra loro si usa la barbottina, un legante liquido e abbastanza viscoso, costituito da una miscela di acqua e argilla che si passa a pennello tra le parti da unire;

-    al tornio: il tornio è uno strumento costituito da un piano girevole comandato da un pedale, o da un motorino elettrico. Facendo girare un pezzo d’argilla posato sul tornio e modellando con le mani e con gli strumenti, con una buona pratica si possono creare infinite forme; FIG. 36

-    a stampo: occorre disporre di uno stampo in gesso dell’oggetto da riprodurre; all’interno di esso si cola dell’argilla liquida; quando l’argilla è asciutta, si estrae l’oggetto dallo stampo oppure, tagliata una lastra di argilla, si comprime lo stampo sull’argilla morbida per ottenere un bassorilievo.

►    Asciugatura all’aria o essiccazione. I manufatti di argilla vanno fatti essiccare all’aria e in modo omogeneo, per prevenire successive rotture.

►    Cottura. La fase di cottura dell’oggetto essiccato viene svolta in forni che possono raggiungere i 1500 oC. È una fase che può durare molte ore, durante le quali, raggiunta la temperatura desiderata, si svolge un raffreddamento programmato a diverse temperature. Questa procedura favorisce la resistenza del materiale che, se raffreddato velocemente, risulterebbe molto più fragile.

►    Decorazione. La decorazione dei manufatti in ceramica può essere fatta con tecniche diverse:

-    a ingobbio: è il nome che si dà a colori composti con argille cotte e triturate, sostanze minerali e ossidi, che si applicano al pezzo da cuocere; hanno tinte tenui e vetrificano insieme all’oggetto messo in cottura;

-    con vetrine: è una vernice trasparente e incolore composta da ossidi di piombo (che ora sono stati sostituiti da altri ossidi perché tossici) e da silice;

-    a smalto: è una sostanza composta da ossidi (di stagno, di titanio, di alluminio) e silicati e non è trasparente, ma ha un effetto coprente e può essere lucida o satinata (semilucido).

La smaltatura non ha più una funzione semplicemente decorativa, ma anche protettiva. Dopo la smaltatura si può effettuare la decorazione a pennello, utilizzando colori a base di ossidi miscelati a prodotti fondenti e indurenti.


VETRIFICARE
Azione con cui un oggetto viene ricoperto di una patina simile al vetro.

6. 1. 2 LA LAVORAZIONE INDUSTRIALE DELLA CERAMICA

Le fasi della lavorazione industriale ricalcano quelle della produzione

artigianale: le varianti sono apportate dalle macchine.

►    Formatura. Dopo la scelta accurata dei componenti base dell’impasto, si dà al materiale grezzo la forma voluta; la formatura è di tre tipi:

1.    a estrusione: l’impasto di argilla viene compresso e fatto passare attraverso un’apertura con una forma definita. Dopo l’uscita, il nastro viene tagliato in pezzi da un filo d’acciaio. Questo è il sistema con cui si producono i mattoni, pieni e forati FIG. 37;

2.    a colaggio: è una modellazione a stampo, usata soprattutto per fabbricare i piatti e gli apparecchi igienico-sanitari (lavandini, bidet, vaso del wc) FIG. 38;

3.    a pressatura: l’impasto viene pressato e compattato dentro stampi di forma opportuna. È la modellazione tipica per produrre le piastrelle.

►    Essiccamento. Gli essiccatoi sono diversi a seconda degli oggetti da far asciugare: possono essere statici (gli oggetti vengono semplicemente messi in appositi locali), a tunnel o a rulli.

►    Cottura. Viene eseguita in forni a tunnel FIG. 39. I mattoni e le piastrelle non smaltate hanno bisogno di un solo passaggio in forno. Gli oggetti smaltati possono essere invece prodotti in due modi:

-    in monocottura: la smaltatura si effettua sul prodotto essiccato, quindi, con un’unica cottura si cuoce il supporto e si fissa lo smalto;

-    in bicottura: col primo passaggio in forno si cuoce il supporto, quindi si stende la smaltatura e poi si effettua un secondo passaggio in forno dove si fissa lo smalto alla base già cotta.

►    Decorazione e smaltatura. La procedura industriale è uguale a quella artigianale, con la differenza che la decorazione si esegue a macchina o con stampanti digitali, anche se, per i prodotti più pregiati, non è raro l’intervento manuale.

►    Controllo e selezione. Al termine del ciclo produttivo, gli oggetti sono classificati a seconda della qualità e di eventuali difetti riscontrati (differenze di colore, di spessore, ecc.) in prima, seconda e terza scelta, a cui si attribuiscono diverse fasce di prezzo.


FIGURA 37 Il nastro di argilla che fuoriesce intero (prima del taglio) dalla macchina di estrusione che fabbrica i mattoni.
FIGURA 38 Sformatura dallo stampo di un vaso wc.
FIGURA 39 Decorazione della ceramica.

6. 2 GLI IMPIEGHI DELLA CERAMICA

I prodotti della lavorazione della ceramica sono moltissimi.
Nell’industria edilizia il nostro Paese occupa, a livello mondiale, posizioni di assoluto prestigio, per i seguenti prodotti:
- piastrelle da pavimentazione e da rivestimento;
- tegole e mattoni di ogni forma e profilo;
- apparecchi igienico-sanitari.
Nelle industrie e manifatture che si occupano della salute, la ceramica viene utilizzata per la costruzione di protesi dentarie e ossee: in questi casi è chiamata bioceramica (“ceramica della vita”), perché non subisce né provoca reazioni all’interno del corpo umano FIGG. 40-41.

FIGURA 40 Protesi dell’anca. La testa del femore è in bioceramica. 
FIGURA 41 Capsule dentali in bioceramica.

6. 3 IL RICICLO DELLA CERAMICA

I materiali inerti, provenienti dagli scarti di lavorazione dell’industria ceramica, vengono di solito riutilizzati nello stesso ciclo produttivo.

A casa nostra, invece, facendo la raccolta differenziata, spesso gettiamo i prodotti ceramici, nei contenitori del vetro, senza pensare che possono compromettere il processo di riciclo.

In effetti, la ceramica ha una componente vetrosa, ma è composta anche da argille, sabbie e ossidi che devono essere gettati nei contenitori dell’indifferenziato o, nel caso di oggetti di un certo volume, devono essere portati nelle isole ecologiche e nelle stazioni di riciclaggio.

Se dobbiamo liberarci di piatti, vasellame e piccoli oggetti in ceramica conviene dunque avvolgerli in carta di giornale, in maniera che non fuoriescano schegge, e metterli delicatamente nel cassonetto dell’indifferenziato.

TecnoFacile B
TecnoFacile B
I settori produttivi