6 La città

6 LA CITTÀ

Non è possibile considerare la città separatamente dal territorio in cui è sorta. Infatti la città è diventata tale perché un determinato luogo è stato scelto per costruirvi le prime abitazioni, a causa dei vantaggi che poteva fornire (terra fertile, vicinanza ai corsi d’acqua, ecc.).

6. 1 IL TERRITORIO

Il territorio è uno spazio fisico delimitato, nel quale vive e opera una comunità.

La struttura di un territorio è caratterizzata da:

-    elementi naturali (montagne, pianure, corso dei fiumi, clima);

-    elementi artificiali (le attività agricole, industriali o di servizio) che determinano l’insediamento della popolazione e causano le modifiche del territorio stesso.

L’azione degli elementi che costituiscono il territorio ne modificano continuamente l’aspetto ma sono soprattutto gli elementi artificiali, rappresentati dalle attività umane che attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali modellano il paesaggio con coltivazioni, strade, costruzioni. Ognuno di noi, per garantire la propria sopravvivenza, consuma una parte di territorio, occupando uno spazio abitabile, avendo bisogno di una parte di terra coltivabile, di acqua da bere, di energia per riscaldarsi, di materiali per costruire.

L’uomo, dalla sua comparsa sulla Terra, ha sempre cercato di migliorare la propria esistenza utilizzando le risorse dall’ambiente che lo ha accolto.


Se alcune delle risorse ambientali impiegate dall’uomo (come l’energia del sole) sono inesauribili, altre, invece, sono destinate a esaurirsi: è allora possibile che il nostro pianeta possa tollerare una crescita di popolazione e un consumo di risorse senza limiti?

Il problema non riguarda solo la quantità di risorse disponibili, ma anche e soprattutto il modo in cui le risorse e la popolazione sono distribuite sulla Terra.


Vi sono, infatti, enormi territori entro i quali non esistono più paesaggi interamente naturali, e possiamo dire anche che sono pochi i luoghi del nostro pianeta dove non si faccia sentire l’influenza dell’uomo e in cui non sia presente quella che viene chiamata l’antropizzazione del territorio.

Il fenomeno dell’antropizzazione si è diffuso molto velocemente negli ultimi 150 anni con l’avanzare dei progressi tecnologici ed economici che hanno favorito l’aumento della popolazione e il conseguente consumo del territorio.

La sfida dei nostri giorni consiste nel trovare il giusto equilibrio tra il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione mondiale e il rispetto dell’ambiente in cui viviamo.

6. 2 STORIA DELLA CITTÀ

L’idea di riunire le attività di un gruppo umano in un luogo nacque nel Neolitico, quando lo sviluppo dell’agricoltura e l’abbandono della vita nomade rese necessario un insediamento stabile.

La disposizione delle capanne e lo sfruttamento del territorio diventarono sempre più complessi. Le comunità umane scelsero di insediarsi nelle zone fertili lungo i grandi fiumi o in punti di transito obbligato che favorivano gli scambi commerciali e le attività artigianali.

Le prime città di cui abbiamo notizia (Ur in Mesopotamia, Qatal Huyuk in Turchia, Gerico in Palestina,

FIGURA 30 Piano urbanistico della città di Pella, in Macedonia.

Tebe in Egitto, Varanasi in India, Luoyang in Cina) non erano città dagli spazi molto definiti e organizzati, ma in esse cominciarono ad apparire tutte le caratteristiche e le funzioni urbane: quella difensiva (le fortificazioni), quella religiosa (i templi), quella politica e amministrativa (gli edifici di governo).


Gli antichi Greci elaborarono i primi veri piani urbanistici, cioè i primi modelli di progettazione delle città: avvenne a Pella (in Macedonia) nel IV secolo a.C. FIG. 30.

Lo schema ortogonale, con le vie disposte ad angolo retto, delle città greche influenzò la cultura etrusca e poi quella dell’antica Roma.

Per la fondazione delle nuove colonie i Romani seguirono un modello che si ispirava all’accampamento militare (il castrum), organizzato su due assi perpendicolari che costituivano le vie principali: il cardo e il decumano.

All’incrocio dei due assi si apriva il foro, che costituiva il centro delle attività religiose, commerciali, politiche e amministrative. È uno schema ancora riconoscibile in molte città italiane ed europee. FIG. 31. Nell’alto Medioevo, fino all’XI secolo, nacquero molti insediamenti a scopo difensivo, con castelli posizionati su alture e mura entro le quali potessero trovare rifugio gli abitanti della pianura in caso di pericolo. Dal XII secolo in poi sorsero in Europa centri di colonizzazione con lo scopo di bonificare il territorio da sfruttare per l’agricoltura o a scopo difensivo: spesso veniva loro dato il nome di “villa nuova” o di “borgo franco”, come ancora oggi sono chiamate numerose località italiane.

Nel Rinascimento si sviluppò la tendenza a costruire vie più larghe e ad avere spazi pubblici più ampi e regolari rispetto alla città medievale: anche in questo modo veniva rappresentata la potenza di chi (il “Signore”) governava la città.


Nel XVII e XVIII secolo sorsero alcune città per ripopolare le aree rimaste libere per il venir meno delle grandi proprietà terriere (i latifondi) e altre vennero ricostruite dove erano cadute frane o si erano verificati terremoti.
La Rivoluzione industriale, a partire dall’Ottocento, travolse la struttura delle città, producendo i grandi cambiamenti che vediamo ancora oggi.
In Europa, a causa della migrazione forzata dalle campagne verso le città industriali, si ebbe un’espansione delle città poco controllata che produsse diversi squilibri:
- nacquero fuori dal centro cittadino sobborghi non preventivamente progettati, privi di servizi e delle più elementari condizioni sanitarie;
- si verificò una divisione dei quartieri a seconda del ceto sociale di chi vi abitava (il quartiere dei ricchi, quello dei borghesi, quello popolare).
Vi furono però anche importanti miglioramenti: si costruirono reti fognarie e idriche, vennero creati i primi trasporti pubblici, vennero approvati i primi regolamenti e le prime leggi per controllare lo sviluppo della città.
Tra la fine dell’Ottocento e per tutto il Novecento si verificò una travolgente crescita delle città degli Stati Uniti, dell’America del Sud, del Giappone e di alcune regioni dell’Africa e dell’Asia. Alcune di esse divennero delle megalopoli, ovvero insediamenti umani che occupano territori molto vasti e contano milioni di abitanti.

6. 3 LE FUNZIONI DELLA CITTÀ

Analizziamo di seguito i quattro tipi di funzione svolti nelle città.

► Funzione economica. Raggruppa le attività industriali, commerciali, turistiche e di servizio. La città è la sede delle industrie, che sono le principali responsabili dello sviluppo urbano. Le industrie sono in grado di far nascere o rivitalizzare intere città: in esse si trasformano le materie prime in prodotti finiti; quanto guadagnato con il lavoro diventa poi una possibilità di spesa all’interno della stessa città.

La città è il centro di consumo e di distribuzione delle merci prodotte sul territorio o importate. Ha quindi un ruolo fondamentale per gli scambi commerciali.

Il turismo attira persone, anche da Paesi lontani, che spendono i loro soldi sul territorio urbano.

Le attività bancarie o amministrative raccolgono le risorse e le reimpiegano nei processi produttivi. La città è la sede delle banche e degli istituti finanziari da cui partono gli investimenti di denaro che alimentano le attività produttive.

► Funzione residenziale. L’unione delle varie funzioni nella città accresce la funzione residenziale, quella relativa all’abitare. La concentrazione di più persone in un unico territorio, quello urbano, da una parte fa crescere l’attività edilizia che fornisce le abitazioni e gli edifici di servizio alla popolazione (scuole, ospedali, ecc.), dall’altra crea nuovi posti di lavoro per chi costruisce, fornendo l’occasione di abitare in città ad altre persone.

► Funzione sociale. Le funzioni sociali sono fortemente legate a quelle economiche e residenziali: esse coinvolgono scuole, ospedali, uffici pubblici. Buone scuole e università, così come buone strutture sanitarie sono in grado di attirare persone che vengono da fuori città. E anche in questo modo si favoriscono nuove occasioni di lavoro e si creano altre attività da queste dipendenti, le cosiddette attività indotte.

► Funzione di comunicazione. È dalla città che partono i treni, gli autobus, le strade principali; è in città che si trovano le sedi di giornali, le televisioni, i cinema, i teatri, gli auditorium per i concerti, le biblioteche; è dalla città che si irradiano le mode e le abitudini che si diffondono tra tutti gli abitanti.

Si può quindi parlare di una vera e propria cultura urbana perché la vita in città rappresenta un’occasione per mettere in comune abitudini di vita, conoscenze, formazione e informazione.

6. 4 LE OPERE DI URBANIZZAZIONE

Una semplice distesa di terreno come diventa città, come si urbanizza?

Urbanizzare un territorio agricolo o boschivo, significa trasformarlo in modo che diventi edificabile grazie alle opere di urbanizzazione. E per opere di urbanizzazione si intendono tutti quei sistemi e quelle attrezzature che fanno diventare una parte di un territorio adatta all’uso residenziale.

L’uso residenziale deve essere però quello previsto dalle leggi urbanistiche in vigore ( Gli strumenti e le leggi urbanistiche a pag. 256) che distinguono le opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Sono opere di urbanizzazione primaria:

-    le strade a servizio degli insediamenti abitativi, industriali, commerciali, comprese quelle che collegano gli edifici alle strade principali;

-    i parcheggi e i posti auto;

-    la rete dell’acquedotto;

-    la rete fognaria;

-    la rete elettrica;

-    la rete del gas per uso domestico;

-    la rete telefonica;

-    l’illuminazione pubblica;

-    il verde condominiale o il verde di alberature e aiuole. Sono opere di urbanizzazione secondaria:

-    gli asili nido e le scuole materne;

-    le scuole dell’obbligo;

-    i mercati di quartiere;

-    le sedi comunali;

-    gli edifici religiosi;

-    gli impianti sportivi;

-    gli edifici sanitari (ospedali, ambulatori, ecc.);

-    i centri sociali e culturali;

-    le aree di verde pubblico.

6. 5 I PROBLEMI DELLA CITTÀ

Cent’anni fa il 90% della popolazione mondiale viveva in piccoli paesi e villaggi: oggi la metà degli abitanti della Terra risiede nelle città. Il trasferimento in massa nelle città, derivato dalla volontà e dalla necessità di vivere una vita migliore, ha generato una serie di problemi:

- l’inquinamento dell’aria causato dagli scarichi delle auto e dei sistemi di riscaldamento;

-    il traffico rumoroso e caotico;

-    la mancanza di spazi liberi;

-    i problemi di trasporto;

-    la vita sedentaria.

Per diminuire l’inquinamento atmosferico si dovrebbero scegliere delle fonti di energia con il massimo rispetto per l’ambiente e per la nostra salute: purtroppo però il grande uso di combustibili fossili (petrolio, gas naturale, carbone), che ancora è in atto, non migliora la qualità dell’aria che respiriamo.

L’espansione delle città obbliga ad aumentare le reti stradali e ferroviarie per facilitare gli scambi commerciali e i trasporti: per creare tali reti è necessario sfruttare nuovi spazi, riducendo le aree verdi e le campagne. L’Italia è purtroppo agli ultimi posti in Europa nel rapporto tra quantità di verde e numero di abitanti: occorre quindi ristabilire un certo equilibrio creando nuovi parchi e giardini.

6. 6 LA CITTÀ A MISURA D’UOMO

Molte città superano i 10 milioni di abitanti e la sola Shanghai, per esempio, includendo la periferia, ne ha quanti l’intera Romania (più di 20 milioni). Da oggi al 2030 i centri urbani ospiteranno circa 1 miliardo di nuovi cittadini alla ricerca di lavoro e ricchezza.

Le grandi città non possono continuare a crescere come hanno fatto negli ultimi decenni, per cui occorre ridisegnarle a misura d’uomo. Anche se con pochi risultati pratici c’è chi si adopera per risolvere questo problema. Enrique Penalosa, il sindaco di Bogotà, capitale della Colombia, ha detto: «Le città avanzate non sono quelle dove i poveri vanno in macchina, ma quelle dove i ricchi prendono l’autobus».

L’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, famoso per aver fatto costruire un gran numero di piste ciclabili, sosteneva che: «I pedoni, i ciclisti e gli utenti dei mezzi pubblici sono più importanti degli automobilisti». Diversi studi sui prezzi degli appartamenti nelle grandi città dimostrano che, per stabilire il valore di una casa, diventa importante la distanza dalle fermate dei mezzi pubblici o la presenza di un accesso ciclabile, mentre il traffico è considerato un aspetto negativo.

E si è anche appurato che gli abitanti delle città in cui l’uso dell’automobile non è necessario vivono più a lungo e più in salute, sono meno in sovrappeso e sono meno esposti a incidenti.

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