TECNOLOGIA, AMBIENTE & SOCIETÀ

PRODURRE ENERGIA RISPETTANDO L’AMBIENTE

1. PRODURRE ENERGIA RISPETTANDO L’AMBIENTE

Proviamo a immaginare un black out totale, ovvero la mancanza della fornitura di energia elettrica nella nostra Regione: quali conseguenze comporterebbe?

Molto probabilmente assisteremmo all’interruzione di quei servizi che, in una società moderna di tipo industriale come la nostra, sono considerati irrinunciabili: trasporti, comunicazioni radiotelevisive e telefoniche, funzionamento di banche dati e reti informatiche, utilizzazione dei frigoriferi con conseguente deterioramento dei cibi, sistemi di allarme e di sicurezza, ecc.

I danni derivati dalla mancanza di energia elettrica danneggerebbero la popolazione di tutti i centri abitati allo stesso modo: si salverebbe parzialmente solo chi abita in case isolate (montane, per esempio), se fosse dotato di un caminetto o di una stufa a legna e avesse a disposizione una dispensa rifornita di cibi in cantina.

Allargando la nostra visione al mondo intero, proviamo a chiederci chi consuma più energia: i popoli del Nord o del Sud del mondo?

Se volessimo paragonare l’energia prodotta sulla Terra dagli uomini a una pagnotta, davanti alla quale stanno cinque persone che raffigurano la popolazione della Terra, chi mangerebbe questa pagnotta? Una sola tra queste persone (quella che rappresenta la fetta più progredita e ricca della popolazione mondiale) ne mangerà i quattro quinti; e anche il quinto che rimane sarà distribuito in modo diseguale: uno dei quattro ne mangerà metà e lascerà il resto agli altri. Chi consuma più energia, quindi, va considerato in modo maggiore il responsabile dell’inquinamento del nostro pianeta. Ma è anche vero che, di fronte al forte sviluppo economico di alcune nazioni (come Cina, India, Brasile un tempo considerate “povere”) e al conseguente aumento dell’inquinamento, ci si interroga sui danni all’ambiente che ne derivano. Sono particolarmente allarmati l’Europa e gli Stati Uniti, che in questo caso hanno memoria corta e non ricordano il proprio passato (e presente) di grandi inquinatori.

Negli ultimi due secoli, dall’invenzione della macchina a vapore, abbiamo senz’altro migliorato la nostra qualità di vita e, da schiavi della natura, ci siamo promossi padroni dell’ambiente, causando veri e propri disastri:

-    abbiamo accumulato rifiuti sulla Terra, nelle acque e nell’aria;

-    abbiamo sfruttato troppo il terreno per la produzione agricola;

-    abbiamo disboscato più in fretta di quanto le piante impieghino per ricrescere.

Consideriamo ora alcuni effetti sull’ambiente provocati dall’impiego massiccio di combustibili fossili e dalla liberazione di gas nell’atmosfera: l’effetto serra, il buco dell’ozono, le piogge acide.

2. L’EFFETTO SERRA

L’effetto serra consiste nel riscaldamento del nostro pianeta causato dall’azione dei gas serra (anidride carbonica, vapore acqueo, ecc.) che sono presenti nell’atmosfera in modeste quantità. Questi gas:

-    fanno passare le radiazioni solari attraverso l’atmosfera;

-    impediscono il calore riemesso, cioè il ritorno verso lo spazio di una parte delle radiazioni infrarosse emesse dalla superficie terrestre e dalla bassa atmosfera.

Insomma questi gas si comportano come i vetri di una serra: aumentano la temperatura terrestre di circa 33 oC, filtrando le radiazioni nocive e consentendo la vita sul pianeta. L’effetto serra, di per sé, non Uragani.

ha niente di negativo, anzi: senza questo fenomeno la vita sulla Terra non sarebbe possibile. Ma si parla ugualmente di effetto serra in modo negativo perché i gas serra, quando la loro presenza in atmosfera è eccessiva, causano un ulteriore innalzamento di temperatura dalle conseguenze non del tutto prevedibili. E pare proprio che a causa dell’uso massiccio dei combustibili fossili per produrre carburanti ed energia elettrica, nell’atmosfera si trovi una quantità di gas serra tale da provocare quello che viene chiamato il riscaldamento globale della temperatura terrestre.

È un fenomeno che diversi gruppi di scienziati hanno studiato e continuano a studiare, prevedendo effetti più o meno catastrofici. Ma anche i meno pessimisti non danno buone notizie: la previsione, ormai accertata, è che l’equilibrio del clima terrestre si sta rompendo. I risultati possono essere:

-    l’aumento dell’intensità e della frequenza di uragani, inondazioni e tempeste;

-    lo scioglimento progressivo dei ghiacciai e della calotta polare;

-    l’innalzamento del livello dei mari;

-    l’anticipo della primavera;

-    un aumento della siccità e delle ondate di calore;

-    l’alterazione degli equilibri degli ecosistemi;

-    la maggiore diffusione di alcune malattie.

Nel 1997 a Kyoto, in Giappone, i Paesi più sviluppati si riunirono per cercare di porre rimedio a questa situazione. Essi si impegnarono (con le eccezioni di Stati Uniti e Australia) a ridurre le emissioni di gas serra del 5,2% entro il 2012 partendo dai dati rilevati nel 1990. Nel 2012 questo accordo, diventato celebre con il nome di protocollo di Kyoto, fu aggiornato a Doha, nel Qatar, portando la scadenza al 2020.

Dal protocollo venivano esclusi i Paesi in via di sviluppo (soprattutto India e Cina) per evitare di limitare la loro crescita economica. Secondo i dati della Nasa (l’agenzia spaziale americana), il 2015 è stato l’anno più caldo a partire dal 1880. La tendenza è preoccupante: i dieci anni più roventi si sono registrati tutti dopo il 2000. La Nasa ha misurato un aumento medio di temperature (rilevate in 6300 postazioni in tutto il mondo) di 0,88 oC superiore alla media del XX secolo.

3. IL BUCO NELLO STRATO DI OZONO

L’ozono è un gas composto da tre atomi di ossigeno. Esso si trova negli strati alti dell’atmosfera e ha la funzione di filtrare le radiazioni ultraviolette, rendendole meno nocive.

Negli ultimi anni lo strato di ozono nella stratosfera è diventato più sottile, a causa di alcune sostanze inquinanti prodotte dall’uomo. Si tratta soprattutto di clorofluorocarburi, (gas che servono come fluidi refrigeranti nei circuiti dei frigoriferi e come propellente, cioè come gas che fa fuoriuscire sotto forma di vapore il liquido contenuto nelle bombolette spray) e così si è arrivati a parlare di buco dell’ozono.

Lo strato più sottile:

-    fa venire meno la funzione di filtro nei confronti dei raggi solari;

-    aumenta la possibilità che insorgano cancro della pelle e mutazioni genetiche (soprattutto causa una minore crescita delle piante e del fitoplancton oceanico, particelle vegetali che sono il primo anello della catena alimentare nei mari).

4. LE PIOGGE ACIDE

L’atmosfera contiene normalmente una certa quantità di acidi, soprattutto ossidi di zolfo e di azoto. L’uomo ha però aumentato la presenza di acidi nell’aria, attraverso le sue attività. Perciò, in caso di pioggia, l’acqua che cade al suolo raccoglie queste particelle, aumentando la propria acidità: l’ossido di zolfo unito all’acqua forma l’acido solforico; l’ossido d’azoto con l’acqua forma l’acido nitrico.

Queste due sostanze provocano diversi danni:

-    alla vegetazione, poiché a causa della tossicità, le piante crescono meno;

-    agli edifici, perché le sostanze acide attaccano diversi materiali da costruzione (marmi, laterizi, ecc.), colpendone l’integrità;

-    alla nostra salute, sia attraverso l’inalazione che l’ingerimento di alimenti (frutta e verdura mal lavata, per esempio), possono causare malattie respiratorie e circolatorie e l’insorgere di tumori.

5.    ALCUNE POSSIBILI SOLUZIONI

Di fronte a questo quadro, non certo incoraggiante, non dobbiamo però abbatterci: esistono diverse possibilità per combattere queste situazioni negative.

Innanzitutto è evidente che bisogna limitare le emissioni di anidride carbonica: la gran parte, circa l’80%, è originata dai combustibili fossili (petrolio, metano, carbone), che le hanno fatto aumentare nell’ultimo secolo a una velocità esagerata, a causa dello sviluppo dei trasporti e del riscaldamento domestico.

Bisogna anche tener presente che l’anidride carbonica permane nell’atmosfera per circa 100 anni; quindi anche se smettessimo oggi stesso di rilasciarla in atmosfera, dovremmo fare i conti con la sua presenza ancora a lungo.

È questo un motivo in più per agire immediatamente, ma, finora, le azioni a livello politico per migliorare le cose, non sono state molto coordinate e organizzate a livello globale: alcune Nazioni hanno dimostrato maggior impegno, altre non hanno ancora compreso la gravità della situazione o hanno preferito ignorarla, preoccupate di limitare la propria crescita economica.

Ognuno di noi può mettere in pratica alcune buone pratiche per fronteggiare la situazione:

-    usare i mezzi di trasporto privati il meno possibile, preferendo i mezzi pubblici;

-    andare a piedi il più possibile;

-    scegliere veicoli privati a basso consumo di combustibile o a minor impatto ambientale rispetto a quelli alimentati a gasolio o benzina;

-    scegliere le energie rinnovabili (solare, eolica, ecc.);

-    contenere gli sprechi energetici (spegnendo le luci non utilizzate e gli apparecchi in stand-by, usando lampadine a basso consumo);

-    scegliere elettrodomestici a maggiore efficienza (classe A);

-    curare la propria alimentazione, acquistando prodotti locali e genuini;

-    evitare lo spreco di acqua.


CATENA ALIMENTARE
Complesso di organismi (animali, piante, batteri) di un determinato ambiente naturale (foresta, mare, savana, ecc.) che dipendono l’uno dall’altro per il nutrimento.

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