La riproduzione delle piante

3. 6 LA RIPRODUZIONE DELLE PIANTE

La riproduzione delle piante da coltivare può avvenire in due forme:

1.    per moltiplicazione naturale, attraverso i semi;

2.    per moltiplicazione vegetativa, attraverso un pezzo della pianta madre.

1. La moltiplicazione naturale

Il seme è costituito da un embrione, racchiuso da un involucro protettivo detto tegumento, contenente una particolare sostanza che nutrirà l’embrione, l’endosperma FIG. 6.

Mettendo il seme nelle condizioni ideali di calore e di umidità, esso germoglierà dando origine a una nuova pianta.

Le riserve nutritive del seme sono costituite da proteine, carboidrati e lipidi: l’abbondanza di questi nutrienti rende i semi dei cereali, per esempio, importanti anche per la nostra alimentazione.

Il seme ha la particolare proprietà di restare in uno stato di sospensione dell’attività vitale anche per lunghi periodi: questa proprietà si chiama quiescenza. Grazie al loro stato di quiescenza, i semi possono essere raccolti in sacchi e poi seminati anche dopo diversi anni. Quando il seme si risveglia dallo stato di quiescenza, si ha la germinazione, durante la quale l’embrione comincia a sviluppare la nuova piantina. La germinazione termina quando la piantina è in grado di cominciare l’attività di fotosintesi indispensabile per la propria crescita.


FIGURA 6 Sezione di un seme di frumento.

2. La moltiplicazione vegetativa
Una pianta può dar vita a un’altra pianta. Questa trasformazione, detta moltiplicazione vegetativa, può essere praticata con metodi diversi.
- Talea: consiste nel tagliare dalla pianta madre una radice, un pezzo di foglia o di ramo; la parte tagliata (talea) va posta in un vaso con terriccio o in un campo in modo che possa mettere radici FIG. 7.
FIGURA 7 Talea.

- Innesto: è l’unione artificiale di due piante diverse, ma compatibili fra loro. Una pianta, chiamata portainnesto o soggetto, fa da sostegno con le sue radici a una parte del fusto; l’altra pianta, chiamata nesto o oggetto, è la parte che si inserisce nella prima.
Scopo dell’innesto è di ottenere una nuova varietà di una pianta o di fortificarne la specie. È una tecnica molto impiegata negli alberi da frutto per migliorare la produzione FIG. 8.

FIGURA 8 Innesto.


- Margotta: consiste nel ricoprire con del terriccio una parte del fusto o di un ramo lasciato in collegamento con la pianta madre, finché la parte coperta non metta radici. A questo punto si taglia la parte con le nuove radici e si trapianta FIG. 9.

FIGURA 9 Margotta.

- Propaggine: è una tecnica impiegata per le piante arbustive dove i rami si separano dal tronco fin dalla base (esempio la rosa, o il sambuco), e per le piante rampicanti, che crescono aggrappandosi ad altre piante, a muri, rocce o pali (esempio l’edera). Si prende un ramo lungo già vicino a terra e se ne interra una parte lasciando la parte terminale all’aria. Quando la parte interrata svilupperà le radici, si potrà procedere al distacco dalla pianta madre per poi trapiantarla ►FIG. 10.

- Divisione: si esegue dividendo la pianta madre in tante parti che diventeranno autonome. Si effettua per i bulbi di parecchi fiori, per il bambù, per il banano, per l’ananas, ecc. FIG. 11.



FIGURA 11 Divisione.


- Micropropagazione: consiste nel far crescere in provetta, in un ambiente controllato e ricco di elementi nutritivi, dei frammenti di germogli.
Quando le radici si sviluppano in modo sufficiente, la piantina viene trapiantata FIG. 12.

3. 7 LA ROTAZIONE DELLE COLTURE

La rotazione o avvicendamento delle colture è una tecnica che prevede la variazione del tipo di pianta che viene coltivata sullo stesso campo. Lo stesso tipo di coltivazione non può infatti essere portata avanti per molti anni di seguito sul medesimo campo perché il terreno si impoverirebbe, la produzione calerebbe e le piante sarebbero meno resistenti alle malattie. Per esempio, se vogliamo che la rotazione completa delle colture avvenga nel corso di tre anni, suddividiamo un terreno in tre parti in modo da avere una rotazione triennale FIG. 13 e:

-    seminiamo il primo campo a cereali (per esempio grano) che si raccolgono in estate;

-    seminiamo il secondo campo a legumi (per esempio fave o piselli) che si raccolgono a fine primavera;

-    lasciamo il terzo campo a maggese.

L’anno seguente possiamo cambiare e seminare il primo campo a legumi; lasciare il secondo a maggese; seminare il terzo campo a cereali. L’anno successivo si può ruotare ancora, e così di seguito.

Vi sono almeno quattro vantaggi nel praticare la rotazione delle colture.

1.    La riduzione della quantità necessaria di concime. Alcune specie cedono al terreno determinate sostanze che lo arricchiscono; altre, invece, hanno una grande necessità di determinati composti. In questi casi conviene far succedere a piante come le leguminose (ad esempio, piselli e fagioli), che arricchiscono il terreno di azoto, piante come il porro, che è affamato di questo elemento.

2.    La diversa gestione della lavorazione del suo

lo. Ogni specie ha un tipo di radice particolare. Alcune radici sgretolano il terreno, altre lo rendono compatto. Sarà opportuno quindi far precedere a colture che hanno bisogno di un terreno soffice colture che sminuzzano il terreno.

3.    La riduzione delle piante infestanti. Colture diverse hanno piante infestanti diverse e ogni coltura ha bisogno di cure differenti. Ciò significa che nel campo coltivato a grano il primo anno compariranno piante infestanti proprie del grano; ma l’anno successivo, coltivando nello stesso campo legumi, le piante infestanti del grano andranno a esaurimento e si farà invece attenzione particolare alle piante infestanti delle leguminose.

4.    La riduzione dell’attacco dei parassiti. Ogni pianta è aggredita da parassiti generici, che attaccano molte specie diverse, e parassiti specifici che attaccano solo una determinata specie. Se sospendiamo per qualche anno la coltura di piante colpite da parassiti specifici, questi, non trovando il loro cibo preferito, progressivamente spariranno.

3. 8 LE COLTURE PROTETTE: LA SERRA

Le colture possono svolgersi:

-    in pieno campo, esponendole agli agenti atmosferici;

-    in serra, proteggendole da freddo, vento e pioggia.

La serra è una costruzione con struttura generalmente metallica dotata di tetto e pareti in materiale trasparente. Può essere fissa o mobile e crea un ambiente favorevole alla coltivazione di prodotti da orto (pomodori, fragole, ecc.), fiori e piante in genere.

La serra fredda è quella che, genericamente, sfrutta l’effetto serra: i raggi e il calore del sole passano attraverso le pareti e la copertura trasparente riscaldando il terreno e, parzialmente bloccati dalla copertura, innalzano la temperatura dell’ambiente interno FIG. 14.

Crescendo in un ambiente protetto, dunque, le coltivazioni dipendono meno dai capricci del clima e dalla qualità del terreno: l’agricoltore può quindi accelerare i tempi di crescita e di raccolto, ottenendo quelle che chiamiamo comunemente le primizie, ovvero i frutti e gli ortaggi maturati in anticipo rispetto alla stagione consueta di raccolta.

All’interno delle serre si possono installare sistemi di riscaldamento (serra calda), di regolazione della luce, dell’aria e dell’umidità per creare l’ambiente ideale per il tipo di pianta che si vuole coltivare.



FIGURA 14 L’irraggiamento solare in una serra.

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