5 Il mondo del lavoro

5 IL MONDO DEL LAVORO

5. 1 IL RAPPORTO DI LAVORO

Il lavoro è:

-    un’attività fisica o intellettuale offerta da una persona in cambio di un compenso in denaro;

-    un’attività che si svolge per soddisfare un bisogno per mezzo della produzione o dello scambio di beni e servizi.

Il lavoro è un rapporto tra due soggetti: il lavoratore, che presta la propria attività, materiale o intellettuale, al datore di lavoro; il datore di lavoro, che utilizza la prestazione per il proprio interesse.

Il rapporto giuridico (cioè regolato dalle leggi) tra il lavoratore e il datore di lavoro è chiamato rapporto di lavoro: è sottoscritto tra le parti nel contratto di lavoro e occupa un posto di rilievo nella legge più importante della nostra Repubblica, la Costituzione ( Per saperne di più a pag. 493).

5. 2 IL MERCATO DEL LAVORO

Il mercato del lavoro è il luogo in cui si incontrano:

-    la domanda di lavoro, creata dalle imprese che, avendo bisogno di lavoratori, sono disposte ad assumerli, riconoscendogli un salario o uno stipendio;

-    l’offerta di lavoro, determinata dai lavoratori che si rendono disponibili a offrire le proprie prestazioni in cambio di una retribuzione.

Il mercato del lavoro si può suddividere in:

-    mercato del lavoro privato, in cui i lavoratori in cerca di assunzione rispondono agli annunci di offerta di lavoro oppure inviano una domanda diretta e un curriculum vitae all’azienda;

-    mercato del lavoro pubblico, in cui la domanda di lavoro va rivolta alla Pubblica amministrazione o agli Enti pubblici o territoriali dello Stato (per esempio, Regione, Provincia, ecc.); i lavoratori, per essere assunti, devono superare un concorso pubblico.


5. 3 LE CATEGORIE DEI LAVORATORI

Il lavoro si distingue in due categorie principali.

►    Lavoro subordinato o dipendente. Il lavoratore svolge la propria attività alle dipendenze di un datore di lavoro, cui spetta il compito di dirigere e coordinare il lavoratore. Sono lavoratori dipendenti gli operai, gli impiegati, i quadri, i dirigenti, le commesse, ecc.;

►    Lavoro autonomo. Il lavoratore svolge la propria attività senza farla dipendere da altri se non da se stesso. Sono lavoratori autonomi i commercianti, gli artigiani, i liberi professionisti (medici, avvocati, commercialisti, architetti, ingegneri, geometri, ecc.).

LA COSTITUZIONE ITALIANA E IL LAVORO - per saperne di PIÙ!

La legge principale dello Stato italiano, la Costituzione, dà un'importanza fondamentale al lavoro.

Il riferimento al lavoro è stato inserito dai Padri costituenti nei principi fondamentali della Costituzione, per indicare l'inderogabilità e l'importanza della tutela del lavoro, da intendersi come fattore propulsivo e contemporaneamente di stabilità dell'intera società italiana.

L'articolo 1 dice infatti: «L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro».

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e sottolinea il

compito dello Stato di promuovere le condizioni che consentano a chiunque di poter entrare nel mercato del lavoro.

I lavoratori, d'altra parte, hanno il diritto, e insieme il dovere, di svolgere un'attività che faccia progredire la società.

La Costituzione fissa anche delle regole secondo le quali (articoli da 35 a 40) ai lavoratori sono garantiti alcuni diritti fondamentali:

-    il diritto di sciopero;

-    il diritto di organizzarsi in sindacato;

-    il diritto alla previdenza e all'assistenza sociale;

-    il diritto alle pari opportunità per uomini e donne;

-    il diritto alla tutela del posto di lavoro e alla durata massima della giornata lavorativa.

A questi diritti si aggiungono le regole contenute negli articoli sul rapporto di lavoro del Codice civile e le numerose leggi dell'ordinamento giuridico italiano che hanno modificato il rapporto di lavoro nel corso del tempo. Da ricordare la legge n. 300 del 1970, conosciuta come Statuto dei lavoratori, che introdusse importanti modifiche sul piano delle condizioni di lavoro e sul rapporto tra datori di lavoro e lavoratori.

PADRI COSTITUENTI Nelle prime libere elezioni repubblicane, svoltesi il 2 giugno 1946, ebbero diritto di voto per la prima volta tutti i cittadini italiani maggiorenni, donne comprese.

Insieme alla scheda per la scelta fra monarchia e repubblica, gli elettori ricevettero anche quella per l'elezione dei deputati dell'Assemblea costituente, a cui sarebbe stato affidato il compito di redigere la nuova Carta costituzionale.

L'Assemblea appena eletta nominò al suo interno una Commissione per la Costituzione, composta di 75 membri, incaricati di stendere il progetto generale della Costituzione: i 75 vennero detti Padri costituenti o Padri fondatori, per l'importante compito svolto in quell'occasione.

5. 4 IL LAVORO A TEMPO DETERMINATO E INDETERMINATO

Il contratto di lavoro dipendente (o subordinato) è di due tipi: a tempo determinato e a tempo indeterminato.

►    Il contratto di lavoro a tempo determinato prevede una data di inizio e una data di fine del rapporto sin dal momento della firma dell’accordo tra datore di lavoro e lavoratore.

È un contratto che copre un vuoto momentaneo dell’azienda: in genere per assenza di uno o più dipendenti, per un improvviso aumento della produzione o per richieste di servizi non usuali.

►    Il contratto di lavoro a tempo indeterminato non contiene una data di termine del rapporto di lavoro.

I due tipi di contratto possono esere a tempo pieno, chiamato full time, o parziale, denominato

part time.

Entrambi i contratti prevedono:

-    un periodo di prova durante il quale le parti possono recedere dal contratto senza alcun impegno;

-    al termine del periodo di prova l’assunzione del lavoratore con o senza data di scadenza;

-    la possibilità del lavoratore di presentare le dimissioni rispettando un periodo di preavviso;

-    la possibilità del datore di lavoro di licenziare il lavoratore solo nei casi previsti dalla legge: per ragioni tecniche, produttive o organizzative o per comportamenti illegittimi del lavoratore.


L’APPRENDISTATO - per saperne di PIÙ!

L'apprendistato è un contratto di lavoro in cui il datore di lavoro si prende l'impegno di fornire all'apprendista la formazione occorrente per diventare un lavoratore qualificato.

È un tipo di rapporto di lavoro molto antico: un tempo l'apprendista era chiamato "giovane di bottega" e pagava il "maestro di bottega" per imparare i rudimenti del lavoro.

Oggi il contratto di apprendistato dà, almeno parzialmente, risposta al problema della disoccupazione giovanile: le imprese che assumono giovani lavoratori con contratto di apprendistato usufruiscono di benefici (per esempio, sconti sulla tassazione) per compensare i costi sostenuti per la mancanza di esperienza professionale del giovane lavoratore.

5. 5 LA RETRIBUZIONE E IL COSTO DEL LAVORO

5. 5.1 LA RETRIBUZIONE

La retribuzione è il compenso che il datore di lavoro è obbligato a versare al lavoratore a seguito della prestazione lavorativa.

Sul contratto stipulato tra il datore di lavoro e il lavoratore sono indicati i giorni e le ore di lavoro e la paga oraria, da cui dipende lo stipendio o il salario calcolato (e pagato al lavoratore) mensilmente. Questo accade per quasi tutti i lavoratori dipendenti con qualche eccezione, per esempio:

-    alcune categorie di lavoratori, come i rappresentanti di commercio, hanno una retribuzione non a tempo, ma a provvigione: il datore di lavoro paga una percentuale su quanto il rappresentante riesce a vendere;

-    esistono poi i lavoratori a cottimo, che vengono pagati in base al risultato del loro lavoro. Ricevono una retribuzione calcolata in rapporto al numero degli oggetti prodotti, fissando un compenso al pezzo: per esempio, se il prezzo fissato è di 30 centesimi a pezzo e il lavoratore in un giorno produce 100 pezzi, riceve una paga di 30 euro.

Nel cottimo, pertanto, il salario varia a seconda della prestazione del lavoratore e in base all’intensità del suo lavoro.

L’articolo 36 della Costituzione parla specificamente della retribuzione: «Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi».


5. 5.2 IL COSTO DEL LAVORO E I CONTRIBUTI

Il costo del lavoro è il costo sostenuto dai datori di lavoro per la remunerazione delle attività lavorative. Ma il costo del lavoro non è limitato al salario o allo stipendio che il datore di lavoro versa al lavoratore: il costo del lavoro comprende anche gli oneri sociali. Essi sono:

-    i contributi previdenziali (parte a carico dei datori di lavoro, parte a carico dei lavoratori) che sono versati all’INPS per garantire ai dipendenti, alla fine della loro attività lavorativa, il diritto alla pensione;

-    le rate del TFR (trattamento di fine rapporto), una cifra che viene accantonata per la liquidazione, ovvero per quella somma che il datore di lavoro versa al lavoratore alla cessazione del rapporto di lavoro.

Per potersi garantire la pensione, l’obbligo del versamento dei contributi previdenziali vale per tutte le categorie di lavoratori anche se non dipendenti: per esempio i liberi professionisti e tutti i lavoratori non subordinati.


5. 6 LA DISOCCUPAZIONE

La disoccupazione è la mancanza di lavoro retribuito per motivi non sempre dipendenti dalla volontà del lavoratore.

La disoccupazione può essere involontaria, volontaria, strutturale, naturale.

►    Disoccupazione involontaria. È la mancanza di lavoro retribuito dovuto a cause non legate alla volontà del lavoratore. Rientrano in questa categoria sia chi è alla ricerca della prima occupazione sia chi ha perduto il precedente impiego lavorativo.

►    Disoccupazione volontaria. È la mancanza di lavoro retribuito dovuta alla decisione di una persona di non accettare una determinata occupazione. I motivi possono essere diversi: l’inadeguatezza del lavoro alle proprie condizioni sociali, fisiche o intellettuali, oppure il salario considerato troppo basso.

►    Disoccupazione strutturale. È causata dalla mancanza di coincidenza tra domanda e offerta di lavoro. I motivi possono essere la diversa posizione geografica, le abilità dei lavoratori ritenute inadeguate dal datore di lavoro, l’offerta di salari troppo bassi, ecc.

►    Disoccupazione naturale. È causata dal periodo di tempo necessario per trovare un altro posto di lavoro. Le cause sono diverse: per esempio, dipendono da problemi di comunicazione tra chi offre e chi cerca lavoro o dai tempi necessari per inviare, lasciar leggere e valutare il proprio curriculum, per analizzare gli annunci di lavoro, per partecipare alle selezioni, ecc.

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